Banche centrali; quante volte in questi ultimi decenni abbiamo sentito da parte di politici nostrani e di tutto il mondo invocarne l’intervento. Dopo la crisi finanziaria del 2008 e la crisi dei #debiti sovrani del 2012 la banca centrale viene chiamata in campo in modo incondizionato dalla politica, senza tenere più presente l’importanza del suo mandato. È diventata allo stesso tempo capro espiatorio e unica ancora di salvataggio per alcuni paesi come l’#Italia che non sono riusciti ad innescare una crescita #economica. A minacciare l’indipendenza delle banche centrali oggi non c’è solamente il tema della crescita economica, ma anche una serie di obiettivi certamente elogiabili che però potrebbero subordinarla ancor di più al potere politico. Come già trattato in altri articoli secondo alcuni osservatori le banche centrali dovrebbero avere un ruolo più attivo nella transizione #verde. Obiettivo ambizioso che lascia qualche perplessità in quanto il criterio verde guiderebbe la scelta di includere o meno alcune aziende nei programmi d’acquisto. Il merito creditizio passerebbe in secondo piano. Ultimamente si è riaperto il dibattito sul tema disuguaglianze. A questo proposito, come già trattato in altri articoli il dibattito politico ha assunto senza grandi spiegazioni la posizione che considera la banca centrale una delle responsabili dell’aumento di queste disuguaglianze. In questo contesto aggiungere un ulteriore obiettivo, anche in questo caso del tutto politico e opinabile, intaccherebbe ulteriormente l’indipendenza dei banchieri centrali.
Il periodo che stiamo attraversando dal punto di vista economico e monetario richiama la banca centrale al suo reale obiettivo: mantenere stabili i prezzi. In un contesto che sconta la situazione precrisi e di crisi a tassi negativi e ampi programmi d’acquisto, occorre che tutte queste distrazioni provenienti dal mondo politico lascino spazio al perseguimento di quell’unico obiettivo. Alcuni paesi dove questa indipendenza è stata interamente intaccata ci ricordano i potenziali effetti distruttivi, che una condotta esclusivamente politica della massima autorità monetaria, potrebbero avere sull’economica reale. In Turchia il presidente #Erdogan per perseguire le sue opinabili idee economiche ha licenziato tre governatori in tre anni. Oggi la #Turchia sconta un’inflazione al 60%. In #Libano abbiamo visto come clandestinamente la banca centrale ha orchestrato un sistema per far confluire i depositi bancari al governo centrale. Oppure in #Cina dove la banca centrale interviene finanziando solamente il credito di aziende in alcuni settori, spinta dal Partito. Spesso però questi prestiti vengono accordati senza preoccuparsi troppo della qualità dei collaterali esponendo l’attivo della banca centrale a rischi di credito.
In questi decenni anche nel mondo occidentale, complice la contingenza politico-economica, si è diffusa la convinzione che la banca centrale possa risolvere o attenuare ogni male. In questo contesto dove le banche centrali dovranno con ogni probabilità affrontare in futuro uno scenario inflazionistico più persistente, l’auspicio è che anche in occidente, si attengano al mandato comune, rimanendo così al riparo da ingerenze #politiche.
Fonti Articolo:
The Economist
Fonti immagine;
The Economist